13 Giugno 2017

I disturbi dell’erezione possono essere legati a fattori psicologici, più che ad un rapporto di causa effetto in concomitanza di una biopsia prostatica.

Risponde:

Michele Battaglia

A.O. Policlinico Consorziale di Bari

Assolutamente sì. Abbiamo fatto un piccolo studio su pazienti che dovevano essere sottoposti a biopsia prostatica e solo l'annuncio che poteva esserci un carcinoma di prostata ha portato, ha creato, essenzialmente per fatti psicologici, disturbi dell’erezione che sono durati sei mesi, sette mesi, soprattutto se, a fronte di un esame istologico negativo per un carcinoma di prostata, il paziente ha recuperato quella sicurezza, quel senso di mortalità che una diagnosi, diciamo così, che lo solleva dal rischio di un carcinoma poteva dargli. È rarissimo, un nesso causa effetto non è mai stato dimostrato, quindi è più una ricaduta psicologica e quindi un deficit erettile da cause psicogene, che non realmente legato ad una biopsia prostatica.

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Qual è l’impatto delle differenti terapie sulla qualità di vita del paziente?

Curare la prostata significa anche vivere bene la propria sessualità, significa anche poter mantenere una fertilità fino a un’età più avanzata.

Quanto è importante il ruolo del caregiver nella gestione della malattia?

Il caregiver, la figura di supporto che molti pazienti hanno, è estremamente importante, sia sotto l’aspetto logistico e organizzativo, sia dal punto di vista psicologico: avere qualcuno su cui poter contare nel percorso della malattia è fondamentale.