Il dibattito sulla validità diagnostica del PSA nei programmi di screening ha fatto sì che la comunità scientifica si concentrasse anche sulla ricerca di altri strumenti diagnostici. Tra i marker del tumore alla prostata sui quali la ricerca sta concentrando la propria attenzione troviamo il PCA3: proviamo a vedere di cosa si tratta.
Il tumore della prostata oggi rappresenta la forma tumorale più frequente nella popolazione maschile con più di 50 anni di età. Complici il progressivo invecchiamento della popolazione e la maggior diffusione di strumenti diagnostici sempre più specifici e controlli più frequenti - maggior numero di test, visite urologiche e biopsie eseguite. Il tumore della prostata compare per lo più dopo i 50 anni, con una frequenza che aumenta con l’aumentare dell’età; nelle sue fasi iniziali di sviluppo è totalmente asintomatico e per questa ragione la diagnosi precoce è complessa. Solitamente i sintomi tipici della malattia si manifestano al crescere della massa tumorale.
Il test dell'antigene prostatico specifico (PSA) è uno dei principali biomarcatori per questo tumore. L’antigene viene dosato eseguendo un semplice prelievo di sangue e i suoi livelli possono aumentare in funzione di condizioni specifiche della prostata. Ad esempio, possono aumentare in caso di tumore, ma anche durante infiammazioni, infezioni o in caso di iperplasia benigna della prostata.
Questa ambiguità lo rende un esame controverso e dibattuto la cui di diffusione negli ultimi anni, tuttavia, ha profondamente modificato la fotografia di quanto sia diffuso questo tumore.
Di fatto, la sorveglianza attraverso il dosaggio del PSA da un lato rischia di lasciare fuori i pazienti con carcinoma della prostata e un PSA non elevato, dall’altro può portare all’esecuzione di un gran numero di biopsie non necessarie per rilevare una percentuale minore di tumori clinicamente rilevanti. Seppure il test del PSA non possa essere considerato come un indicatore certo di tumore resta invece un test di fondamentale importanza per controllare nel tempo l’evoluzione della malattia.
Il dibattito sulla validità diagnostica del PSA nei programmi di screening ha fatto sì che la comunità scientifica si concentrasse anche sulla ricerca di altri strumenti diagnostici. Tra i nuovi marker del tumore alla prostata sui quali la ricerca sta concentrando la propria attenzione troviamo il PCA3 test: proviamo a vedere di cosa si tratta.
Il PCA3 test per il cancro della prostata
Il PCA3 è un esame specifico per il tumore della prostata e, contrariamente al PSA, non è influenzato dall’ingrossamento della prostata o da altre patologie non tumorali della prostata, come ad esempio l’iperplasia prostatica benigna.
Il PCA3 è un esame delle urine che sembra poter affiancare il medico nella diagnosi del cancro alla prostata e in particolare può essere utile per decidere se è necessaria una biopsia prostatica.Anche in questo caso i risultati della ricerca scientifica sono ancora parziali e controversi, ma proviamo a vedere di cosa si tratta, come funziona e cosa possiamo aspettarci.
PCA3 è l'abbreviazione di Prostate CAncer gene 3. Sappiamo che le cellule della prostata hanno dei geni PCA3 che fanno sì che le cellule producano una piccola quantità di una particolare proteina. È stato osservato che le cellule tumorali della prostata producono questa proteina in maggiore quantità rispetto alle cellule normali. Inoltre, è nota che se il livello della proteina PCA3 è alto è possibile rilevarlo attraverso un esame delle urine.
Il PCA3 test si svolge in due parti: un esame rettale seguito da un test delle urine. Per misurare la concentrazione di PCA3 viene raccolto un campione di urina subito dopo una esplorazione digito-rettale. L’esame digito-rettale è un passaggio necessario prima di raccogliere le urine, sia perché permette la valutazione clinica della ghiandola prostatica al tatto, ma soprattutto perché favorisce la penetrazione del PCA3 nelle urine.
Si tratta di un esame che usato in combinazione con l’esplorazione digito-rettale e il PSA, può fornire informazioni utili al clinico per stabilire se una biopsia prostatica sia necessaria o possa essere rimandata. Inoltre, nel caso in cui la biopsia prostatica sia positiva, il valore del PCA3 può fornire ulteriori informazioni sull’aggressività del tumore, supportando il medico nella scelta del trattamento più appropriato per rispondere alla situazione clinica del paziente.
Il ruolo del PCA3 nella diagnosi del cancro alla prostata e prospettive future
Il percorso diagnostico è spesso il risultato della combinazione di una serie di passaggi. In questa ottica il risultato ottenuto dal test del PCA3 non va interpretato come presenza o assenza di cancro della prostata, ma come un indicatore della probabilità di essere in presenza di cellule tumorali; questa probabilità aumenta o diminuisce in funzione del valore ottenuto. Trovare questa proteina nelle urine può indicare la possibilità che quel paziente abbia un cancro alla prostata.
Come anticipato, il valore di PCA3 può essere anche di aiuto nel prevedere l’aggressività del tumore e di conseguenza guidare le scelte terapeutiche. Nei pazienti in cui si sospetta un cancro prostatico, ad esempio, per via del risultato positivo al dosaggio del PSA, il PCA3 svolge il ruolo di ulteriore marcatore tumorale che depone o meno in favore di una biopsia.
Non tutti i pazienti, però, sono candidati ideali per essere sottoposti al test, che tuttavia si rivela utile ad esempio in presenza di risultati contrastanti che emergono dai test di screening tradizionali. È utile ricorrervi in presenza di:
Uno degli aspetti più promettenti del test è che i livelli di PCA3 non sono influenzati da altre condizioni che possono aumentare un livello di PSA, come la prostatite, l’ingrossamento della prostata o le infezioni del tratto urinario.
In base ai risultati del test il medico potrà raccomandare un approccio "guarda e aspetta", ripetendo l’esame ogni anno o ogni qualche mese per vedere se i risultati cambiano.
Il medico potrà anche raccomandare ulteriori test per scoprire se le cellule tumorali sono presenti. Test aggiuntivi potranno includere la rimozione di alcune cellule per la biopsia, un’ecografia transrettale delle cellule della prostata o la risonanza magnetica (MRI) per esaminare la ghiandola prostatica in caso di crescita.
Naturalmente completano il percorso la valutazione urologica specialistica e l’eventuale esecuzione di una biopsia prostatica che restano elementi fondamentali della diagnosi e della cura dei pazienti con malattie della prostata.
Fondazione Veronesi - Tumore della prostata
Wang R, Chinnaiyan AM, Dunn RL, Wojno KJ, Wei JT. Rational Approach to Implementation of PCA3 into Clinical Care. Cancer 2009; 115(17): 3879–3886. doi: 10.1002/cncr.24447 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2746943/
Il dosaggio dell’antigene prostatico specifico consiste in un prelievo di sangue. Ecco alcune indicazioni utili su come prepararsi all’esame e come interpretare i risultati.
Esistono vari tipi di tumore alla prostata e la loro classificazione è il frutto di diversi esami e valutazioni cliniche. Una panoramica su stadiazione e grading.
Secondo una ricerca pubblicata su European Urology le eiaculazioni frequenti hanno un effetto protettivo nei confronti del tumore alla prostata a basso rischio.