16 Dicembre 2019

Gli uomini che assumono farmaci per l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) possono sperimentare ritardi nella diagnosi di cancro alla prostata; un aspetto di cui va tenuto conto. Sono i dati di uno studio della University of California

Curare l’ipertrofia senza sottovalutare i livelli di PSA

Gli uomini in terapia con farmaci per il trattamento dei sintomi della ipertrofia prostatica benigna (IPB) hanno sperimentato un ritardo di due anni nella diagnosi del loro cancro alla prostata e mostrato il doppio delle probabilità di avere una malattia avanzata dopo la diagnosi: è quanto riportano i ricercatori della University of California, San Diego School of Medicine.

I risultati dello studio, pubblicati sul JAMA Internal Medicine, mostrano come ai pazienti che hanno assunto farmaci per il trattamento della IPB sia stato diagnosticato un cancro alla prostata 3,6 anni dopo i primi segni di livelli elevati di una proteina chiamata antigene prostatico specifico (PSA), al confronto con i 1,4 anni necessari alla diagnosi per gli uomini che non hanno usato alcuna terapia farmacologica.

«I nostri dati suggeriscono che la soppressione del PSA in questa popolazione è stata un fattore confondente durante lo screening per il cancro alla prostata e che questo ha portato ai ritardi nella diagnosi, che potrebbe aver portato a malattia avanzata e al peggioramento dei risultati clinici», ha spiegato Reith R. Sarkar, associato di ricerca clinica presso il Department of Radiation Medicine and Applied Sciences e primo autore dello studio.

«Il nostro studio dimostra quanto sia importante aumentare la consapevolezza tra i team di assistenza medica e i pazienti sul fatto che alcuni farmaci per il trattamento dell’IPB possono causare la soppressione dei valori del PSA», ha spiegato Brent S. Rose, assistente professore presso il Department of Radiation Medicine and Applied Sciences della UC San Diego School of Medicine ed autore senior dell’articolo. «Inoltre, vi è la necessità di creare linee guida chiare per la diagnosi precoce del cancro alla prostata per facilitare l'assistenza ottimale per gli uomini in terapia per l’IPB».

L’IPB è una condizione che colpisce oltre il 50% degli uomini sopra i 50 anni. Può portare a sintomi urinari, come la difficoltà nell'iniziare o interrompere la minzione e la costante sensazione di aver bisogno di urinare. Per lenire i sintomi, ad alcuni pazienti, vengono prescritti farmaci per ridurre gli effetti e i sintomi dell'IPB, una condizione benigna in cui la prostata ingrandita comprime o blocca l'uretra. Precedenti studi hanno dimostrato che alcuni trattamenti per l’IPB possono comportare una riduzione del 50% circa dei livelli di PSA, una proteina prodotta dalla ghiandola prostatica. E, poiché il tumore alla prostata può causare un aumento dei livelli di PSA, il test del PSA viene utilizzato come strumento di screening per questo tipo di cancro.

I dati dello studio di coorte basato su una popolazione di 80.875 uomini con una diagnosi basata sul PSA tra il 2001 e il 2015 hanno mostrato che il 29% degli utilizzatori di questi farmaci ha effettuato una biopsia entro due anni dal primo PSA rilevato come elevato rispetto al 59% dei non utilizzatori.

FONTI

Sarkar RR, Parsons JK, Bryant AK, et al. Association of Treatment With 5α-Reductase Inhibitors With Time to Diagnosis and Mortality in Prostate Cancer, JAMA Intern Med. 2019; 179(6): 812-819. doi: 10.1001/jamainternmed.2019.0280. (ABSTRACT)

Galindo Y. Men Taking Medications for Enlarged Prostate Face Delays in Prostate Cancer DiagnosisUC San Diego News Center, comunicato stampa del 6 Maggio 2019.

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